foto affiancate di Carlo Ubertone e Nino Martino
Carlo Ubertone e Nino Martino

articolo di Carlo Ubertone e Nino martino

Franco D’andrea meets DJ Rocca, 3 cd, parco della musica, 2022

Semplicemente MUSICA. come l’incontro fra due musicisti di generi completamente diversi possa produrre grandi risultati

copertina del disco Franco D'Andrea meets DJ Rocca
copertina del disco Franco D’Andrea meets DJ Rocca

DJ Rocca oltre checomporre musica elettronica è un vero DJ, con apparizioni in diverse discoteche.
Franco D’Andrea è un grande pianista jazz.

Strano connubio a prima vista.

Il problema è che per fare arte non ha importanza lo strumento, il tipo di genere, l’etichetta che uno ha appiccicata addosso (o che gli hanno appiccicata…).

Questa è una storia che viene da lontano. Quando è apparso il computer da tavolo c’è stata la possibilità di usarlo per la grafica, per disegnare, per comporre pitture.

L’uso del computer per la grafica era stato assai criticato all’epoca. E la situazione era questa: i grafici NON sapevano usare gli strumenti informatici, e gli artisti NON sapevano usare gli strumenti informatici.
Chi sapeva usare veramente gli strumenti informatici non aveva alcuna capacità artistica o grafica.

I prodotti grafici o di pretesa artistica costruiti a computer erano francamente orrendi. Noi che scriviamo siamo passati per quei tempi e ne abbiamo memoria. Eravamo dalla parte degli informatici e dei computer. Amavamo entrambi la fotografia, la pittura, le mostre d’arte, i musei. Probabilmente proprio per questo avevamo maturato un certo gusto, e allora ci succedeva di guardare i primi lavori di computer grafica ed era subito l’orrore puro.

Poi i grafici e gli artisti hanno imparato a usare il computer.

A distanza di anni il computer è diventato ora un tassello importante nella creazione artistica e nella grafica. Il lavoro manuale non è stato cancellato, è stato integrato e potenziato. Si è aperto un universo di nuove possibilità e chi ne ha la capacità le sta sfruttando

Perché questa premessa?

Perché all’apparire dell’elettronica nella musica si è creata la stessa dicotomia.

Chi la sapeva usare era affascinato dai suoni strani, dalle possibilità infinite, dal moltiplicarsi enorme delle possibilità. Ma, forse, diciamo così con dolce eufemismo, non aveva grande talento.

Il risultato era una musica di “effetti speciali”, ma che sostanzialmente non voleva dire niente, perché chi la componeva non aveva niente da dire. Certo, gli estimatori degli effetti speciali son sempre esistiti, perché è divertente, non turba, non muove grandi pensieri.

Cosa c’entra un DJ , anche molto bravo, di discoteca di livello, capace di usare ogni tipo di strumento elettronico, con un grande pianista jazz che usa il pianoforte e non strumenti elettronici?

Sembra un insieme strano. Ma entrambi hanno talento, creano musica, non sono dei tecnici, uno dell’elettronica e l’altro del piano.

E di nuovo si verifica un salto, dal loro incontro.

La loro musica e il duo che hanno formato effettua una fusione fra musica elettronica e musica, diciamo, analogica.

Un appassionato di musica classica e di jazz ascoltando i loro dischi percepisce subito il salto di qualità.

Gli effetti elettronici NON sono più effetti speciali. Si fondono con la musica analogica del piano di Franco D’Andrea per comporre una musica spettacolare, che, finalmente, colpisce, affascina, una musica che vuol dire qualche cosa. Nella loro musica c’è jazz, c’è swing, c’è improvvisazione, c’è musica cosiddetta contemporanea (per distinguerla dalla classica).

Molta musica contemporanea discendente dalla musica classica è molto sperimentale, ricerca suoni, assonanze o dissonanze, eppure in gran parte di essa manca qualche cosa.

La musica dei due fa il salto. La fusione è completa. È jazz? È musica contemporanea? È elettronica?

L’etichettatura salta, appare finalmente un tipo di musica parzialmente svincolata dalle rispettive origini, una musica che ha dietro, anche qui finalmente, passione, esperienza, capacità artistica.

Nuovi spazi sono aperti.

E la musica elettronica non è più “effetti speciali” o roba alla buona per colpire lo sprovveduto.

Carlo Ubertone: Breve inserto (da assoluto non esperto) sull’elettronica nella musica. Da parecchio tempo si ha (non solo nella musica di consumo) l’utilizzo dell’elettronica nella produzione musicale. Mi vengono in mente (come esempio di musica da NON consumare) le improvvisazioni di Derek Bailey sullo sfondo del “Drum’n’Bass”: sia “Domestic Jungle” – nastri del 1990 – che “Guitar, Drum’n’Bass” – del 1996 – sono dischi di libera improvvisazione di un musicista che non ha mai fatto concessioni a nessun genere musicale. Ma sono libere improvvisazioni su uno sfondo preordinato (l’elettronica serve come stimolo, l’artista suona approfittando dello sfondo o giocandoci contro). Nello stesso modo ricordo alcune registrazioni di John Surman (“Private City” 1988), nelle quali l’artista usa un tappeto sonoro elettronico sul quale costruire le sue idee musicali.
Nello scambio fra D’Andrea e DJ Rocca c’è molto altro: c’è un interscambio fra i due, che si rimbalzano stimoli e in questo scambio l’elemento digitale assume – finalmente – il ruolo di effettivo strumento musicale. Non è un complemento d’arredo (per così dire), ma agisce al pari degli strumenti acustici.
Credo che tale pratica sia abbastanza diffusa nel giro dell’improvvisazione, ma, almeno a mia conoscenza, questa è una primizia nel mondo musicale italiano.



Breve biografia di entrambi e discografia prodotta.

Per Franco D’Andrea si rimanda a wikipedia https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_D%27Andrea

o al sito dell’artista: https://www.francodandrea.com/

Per DJ Rocca si rimanda al sito dell’artista: https://soundcloud.com/dj-rocca


I due hanno anche formato un trio con il sassofonista Andrea Ayassot.

copertina del disco "Trio Music vol I, del Franco D'Andrea Electric Trio
copertina del disco “Trio Music vol I, del Franco D’Andrea Electric Trio

Le mani avanti: Carlo Ubertone e Nino Martino non sono musicisti, non suonano, non cantano neppure in compagnia allegra, non sono nemmeno critici musicali e non scrivono sulle riviste del settore. Sono semplicemente due che “ascoltano” molta musica ogni giorno.

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