Foto di un'altra epoca: un uomo è seduto a un tavolino, con la penna in mano, guarda altrove con aria pensosa

Fu tutta colpa di mio padre

“…Il fascino della scoperta, della scoperta condivisa il confronto con l’altro da sé: questo è l’aspetto fondamentale per un prof, per un insegnante. Se voglio insegnare ma non ho il fascino della scoperta, il fascino di condividere la ricerca, come posso appassionare qualcuno? Non è necessario sapere tutto. Anche il migliore insegnante NON può sapere le risposte a tutte le cose. Anzi questo funziona in modo negativo. La presunzione di sapere tutto e di avere le risposte ad ogni cosa è deleteria. E nello stesso tempo pensare che la propria autorità derivi dal fatto di saper dare risposta a ogni domanda dello studente porta inevitabilmente al disastro. La prima volta che fai un errore sei perduto…”

Un gruppo di persone attorno a un tavolo fa il punto della situazione

il pendolo in laboratorio-punto della situazione

Come si fa ad affrontare un fenomeno nuovo? Come scegliere le “variabili significative”? Come effettuare misure delle variabili scelte e come cercare “regolarità” ovvero relazioni fra di esse? Per rispondere a queste domande si effettua un laboratorio sullo studio del periodo di un pendolo. Report da una lezione effettivamente svoltasi in una prima liceo scientifico, ma adattabile a ogni tipo di scuola.
Qui esploriamo la possibilità di un metodo di insegnamento radicalmente collettivo, a diversi livelli, in una prima classe del biennio di liceo scientifico. Il tentativo, che pare a detti di altri riuscito, è stato quello di fondere pratica sperimentale, esigenza di teoria, costruzione di teoria, utilizzo di strumenti avanzati digitali.

uno studente cerca di manovrare una serie di pendoli su una pista d'atterraggio e sotto un grande e misterioso arco di pietra

il pendolo in laboratorio

Come si fa ad affrontare un fenomeno nuovo? Come scegliere le “variabili significative”? Come effettuare misure delle variabili scelte e come cercare “regolarità” ovvero relazioni fra di esse? Per rispondere a queste domande si effettua un laboratorio sullo studio del periodo di un pendolo. Report da una lezione effettivamente svoltasi in una prima liceo scientifico, ma adattabile a ogni tipo di scuola.
Qui esploriamo la possibilità di un metodo di insegnamento radicalmente collettivo, a diversi livelli, in una prima classe del biennio di liceo scientifico. Il tentativo, che pare a detti di altri riuscito, è stato quello di fondere pratica sperimentale, esigenza di teoria, costruzione di teoria, utilizzo di strumenti avanzati digitali.

in deserto rosso un gigantesco pendolo oscilla sotto un cielo tempestoso

Osservare e studiare un fenomeno “nuovo”: l’oscillazione di un pendolo

Come si fa ad affrontare un fenomeno nuovo? Come scegliere le “variabili significative”? Come effettuare misure delle variabili scelte e come cercare “regolarità” ovvero relazioni fra di esse? Per rispondere a queste domande si effettua un laboratorio sullo studio del periodo di un pendolo. Report da una lezione effettivamente svoltasi in una prima liceo scientifico, ma adattabile a ogni tipo di scuola.
Qui esploriamo la possibilità di un metodo di insegnamento radicalmente collettivo, a diversi livelli, in una prima classe del biennio di liceo scientifico. Il tentativo, che pare a detti di altri riuscito, è stato quello di fondere pratica sperimentale, esigenza di teoria, costruzione di teoria, utilizzo di strumenti avanzati digitali. In quest’articolo si parla dei problemi connessi con la misura di un’area come ponte per introdurre la teoria degli errori

immagine di uno che cerca di ripararsi fra le montagne da una caduta di oggetti dal cielo. Con un ombrello.

 Gli oggetti cadono anche a Zuoz

Dai dati delle misura di un’area irregolare forniti dai vari gruppi inizia una prima elaborazione rudimentale della teoria degli errori. Sviluppi ulteriori di teoria degli errori saranno fatti in occasione di un altro esperimento condotto in laboratorio. La teoria della misura e l’elaborazione delle incertezze (sarebbe meglio chiamarla così invece di “teoria degli errori” viene introdotta in questo modo a passi successivi, con livelli di astrazione sempre crescenti, si arriverà ad usare un foglio di calcolo a computer, con impostate le formule più evolute. Difficile dimenticare, in questa maniera. Quindi, in ultima analisi, si risparmia un sacco di tempo..
Qui esploriamo la possibilità di un metodo di insegnamento radicalmente collettivo, a diversi livelli, in una prima classe del biennio di liceo scientifico. Il tentativo, che pare a detti di altri riuscito, è stato quello di fondere pratica sperimentale, esigenza di teoria, costruzione di teoria, utilizzo di strumenti avanzati digitali. In quest’articolo si parla dei problemi connessi con la misura di un’area come ponte per introdurre la teoria degli errori

In una immagine creata da IA un malcapitato astronauta con un improbabile impermeabile cerca riparo da una pioggia di oggetti su un mondo sconosciuto

Oggetti che cadono e metodo scientifico, report della lezione

Dai dati delle misura di un’area irregolare forniti dai vari gruppi inizia una prima elaborazione rudimentale della teoria degli errori. Sviluppi ulteriori di teoria degli errori saranno fatti in occasione di un altro esperimento condotto in laboratorio. La teoria della misura e l’elaborazione delle incertezze (sarebbe meglio chiamarla così invece di “teoria degli errori” viene introdotta in questo modo a passi successivi, con livelli di astrazione sempre crescenti, si arriverà ad usare un foglio di calcolo a computer, con impostate le formule più evolute. Difficile dimenticare, in questa maniera. Quindi, in ultima analisi, si risparmia un sacco di tempo..
Qui esploriamo la possibilità di un metodo di insegnamento radicalmente collettivo, a diversi livelli, in una prima classe del biennio di liceo scientifico. Il tentativo, che pare a detti di altri riuscito, è stato quello di fondere pratica sperimentale, esigenza di teoria, costruzione di teoria, utilizzo di strumenti avanzati digitali. In quest’articolo si parla dei problemi connessi con la misura di un’area come ponte per introdurre la teoria degli errori

immagine di una lavagna su cui sono riportate le misure di un'area irregolare

una prima rielaborazione delle misure di aerea

Dai dati delle misura di un’area irregolare forniti dai vari gruppi inizia una prima elaborazione rudimentale della teoria degli errori. Sviluppi ulteriori di teoria degli errori saranno fatti in occasione di un altro esperimento condotto in laboratorio. La teoria della misura e l’elaborazione delle incertezze (sarebbe meglio chiamarla così invece di “teoria degli errori” viene introdotta in questo modo a passi successivi, con livelli di astrazione sempre crescenti, si arriverà ad usare un foglio di calcolo a computer, con impostate le formule più evolute. Difficile dimenticare, in questa maniera. Quindi, in ultima analisi, si risparmia un sacco di tempo..
Qui esploriamo la possibilità di un metodo di insegnamento radicalmente collettivo, a diversi livelli, in una prima classe del biennio di liceo scientifico. Il tentativo, che pare a detti di altri riuscito, è stato quello di fondere pratica sperimentale, esigenza di teoria, costruzione di teoria, utilizzo di strumenti avanzati digitali. In quest’articolo si parla dei problemi connessi con la misura di un’area come ponte per introdurre la teoria degli errori

dato un'area di forma irregolare tagliata da un foglio di carta gli studenti cominciano a studiare come misurarla

la misura di una area di forma irregolare – Laboratorio

Inutile piangersi addosso, la società è cambiata. Nell’epoca della diffusione della rete, la creazione del sapere tende a diventare collettiva. Non si può insegnare “come una volta”. E nemmeno è un problema di tecnologia tipo un computer ogni studente e tutti in rete. Già, ma per fare cosa?
Qui esploriamo la possibilità di un metodo di insegnamento radicalmente collettivo, a diversi livelli, in una prima classe del biennio di liceo scientifico. Il tentativo, che pare a detti di altri riuscito, è stato quello di fondere pratica sperimentale, esigenza di teoria, costruzione di teoria, utilizzo di strumenti avanzati digitali. In quest’articolo si parla dei problemi connessi con la misura di un’area come ponte per introdurre la teoria degli errori

immagine generata da una Ia: uno studente terrorizzato da uno stormo di formule incomprensibili e difficili da ricordare

La misura di un’area di forma irregolare-Premessa

Inutile piangersi addosso, la società è cambiata. Nell’epoca della diffusione della rete, la creazione del sapere tende a diventare collettiva. Non si può insegnare “come una volta”. E nemmeno è un problema di tecnologia tipo un computer ogni studente e tutti in rete. Già, ma per fare cosa?
Qui esploriamo la possibilità di un metodo di insegnamento radicalmente collettivo, a diversi livelli, in una prima classe del biennio di liceo scientifico. Il tentativo, che pare a detti di altri riuscito, è stato quello di fondere pratica sperimentale, esigenza di teoria, costruzione di teoria, utilizzo di strumenti avanzati digitali. In quest’articolo si parla dei problemi connessi con la misura di un’area come ponte per introdurre la teoria degli errori

foto di un laboratorio di fisica con gli studenti al lavoro

Alla ricerca del metodo

Alla base di questo corso c’è una ipotesi: che la fisica, che sapere la fisica, sia una cosa probabilmente molto diversa dal saper molte formule ed essere magari in grado di ricavarle una dall’altra..
Saper la fisica vuol dire osservare un fenomeno (magari un fenomeno visto tutti i giorni senza farci caso), essere curiosi e chiedersi il perché di quello che succede, fare delle ipotesi (qualunque ipotesi è buona inizialmente) e verificarle (e le ipotesi da mantenere sono quelle che sono state verificate magari con altri esperimenti). Questo corso si è svolto totalmente in laboratorio, con l’uso anche di piattaforme digitali avanzate per il lavoro collettivo.