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Nino Martino

Nino Martino

copertina del saggio di Fina Lentini "Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale", foto di Dario Martino: Barcellona di notte
cover: fotografia di Dario Martino, Barcellona di notte.

Recensione al saggio: “Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale”, di Dina Lentini, Delos Digital, cartaceo 15€, anche in versione ebook, 4,89€
Dalla Svezia di Maj Sjöwall e Per Wahlöö alla Londra vittoriana di Anne Perry, dal Noir mediterraneo di Jean-Claude Izzo alla Spagna di Alicia Giménez -Bartlett, fino alla Cina di Qiu Xiaolong e all’Africa di Moussa Konaté, un percorso nel giallo contemporaneo e nel suo rapporto con l’evoluzione della società.

Ci deve essere un motivo per il successo del romanzo poliziesco nelle librerie. Certo, c’è sempre stata una tensione un po’ morbosa per il delitto, il sangue, il mistero. La ricostruzione indiziaria, l’analisi scientifica e razionale che porta a individuare in maniera univoca il colpevole, ha poi interessato generazioni di lettori. Questo però confinava il “giallo” in un genere, secondario rispetto alla “vera letteratura”.

Dina Lentini ha già pubblicato alcuni dei saggi che compongono questa raccolta su “La Natura delle Cose”, in articoli separati. I suoi articoli su Anne Perry sono tra i più letti e scaricati (nel formato pdf). Ma nella stesura del libro, oltre ad aggiungere molti scritti e recensioni inedite, ha revisionato e completato e aggiornato quanto già pubblicato. Ne emerge una linea coerente, una visione complessiva del romanzo giallo contemporaneo. Per lo meno attraverso gli autori che evidentemente predilige, presi come esempio.

Il primo autore del giallo contemporaneo è stato Simenon. Infatti nella introduzione l’autrice ne parla abbastanza diffusamente. Su Simenon sono stati scritti fiumi d’inchiostro. Giustamente la Lentini non va oltre a una serie di spunti, peraltro originali, coerenti con la struttura e l’impostazione data al suo libro.

Il romanzo giallo esce, così, dai limiti del genere e diventa letteratura tout court, diventa ricerca sulla realtà al di là delle apparenze. Questo avviene non solo per il romanzo poliziesco, per la verità. Anche alcuni romanzi di fantascienza sono usciti dal confine stretto del genere, e magari sono pubblicati al di fuori del circuito fantascientifico.

L’idea che sta alla base del saggio di Dina Lentini è che il delitto rappresenta una rottura della struttura della vita quotidiana. La vita quotidiana, nella sua routine, tende a mascherare conflitti, sentimenti, problemi sociali. Per sopravvivere ci si costruisce una serie di meccanismi ripetitivi, che danno sicurezza ma che impediscono l’approfondimento e la riflessione. Questi meccanismi sono fortemente legati alla società in cui si vive, agli stereotipi comuni, ai pregiudizi, alle illusioni.
Nel momento del delitto questi meccanismi si inceppano, la corazza si rompe e le persone coinvolte, compreso chi conduce le indagini, sono nude, senza protezione. Quali motivi hanno spinto al delitto? Chi era veramente la vittima? Le persone coinvolte, come si è detto prima, non sono esseri astratti, ma vivono nella società concreta. Parlare di loro porta a descrivere e magari criticare la società in cui vivono. Gli autori contemporanei del romanzo poliziesco, come dice Dina Lentini, prendono a pretesto il delitto e l’indagine sul delitto per parlare di altro.

Dina Lentini nell’analisi dettagliata dei romanzi contemporanei fa emergere anche la nuova figura del detective, problematico, sicuramente non tutto di un pezzo. Una figura più affascinante, meno schematica, meno “marionetta e macchina indagante”, con tutte le contraddizioni e le illusioni e i problemi che ha necessariamente una persona viva.  Un altro motivo di successo, perché consente una identificazione del lettore, un coinvolgimento passionale.

L’autrice inizia il suo libro parlando di quelli che ritiene, giustamente, i capostipiti del giallo moderno: la coppia svedese Maj Sjöwall e Per Walhöö. La loro critica spietata della società svedese della metà del novecento, così apparentemente armonica, ha inaugurato un modo di scrivere il romanzo poliziesco poi più volte replicato. E assistiamo oggi a una vera ondata di “gialli svedesi”. Il saggio, come poi tutti gli altri che compongono il libro, si arricchisce di una serie di recensioni ai romanzi degli autori, con scheda di lettura e esame critico. Ad esempio vengono esaminati non solo i romanzi scritti in coppia ma anche i romanzi del solo Per Walhöö, forse più esplicitamente politicizzati.

L’approfondimento del tema continua con Izzo e Giménez, due “mediterranei” che parlano di Marsiglia e della Spagna post franchista. Leggere Izzo non è solo leggere un buon “giallo”. Nella lettura emerge Marsiglia, i problemi di Marsiglia, il suo essere confluenza di molte culture mediterranee. C’è la presenza del mare e del porto. C’è il detective che è immerso nella sua Marsiglia (alter ego di Claude Izzo) e i suoi romanzi diventano struggenti. Con Alicia Giménez il lettore è trasportato nella Spagna “profonda”: non le coste o i luoghi turistici patinati, ma i villaggi sperduti in un paesaggio desolato non solo per la crudezza del clima, ma per la violenza della storia che ancora oggi divide il paese. Petra Delicado, la detective protagonista dei romanzi della Giménez, vive sulla propria pelle le contraddizioni della società spagnola inseguendo, sul piano umano, un sogno di normalità. E’ appunto, nella linea di pensiero della Lentini, ancora una volta una possibile figura di detective moderno.

Acuto anche lo scritto su un altro autore contemporaneo di successo: Qiu Xialong. Qui il discorso si complica. Parte del successo di Xialong dipende dal fatto che è un cinese, vissuto in Cina e emigrato in America dopo Tiennamen. Forse  il suo successo  è legato al fatto che scrive le cose che vogliono sentirsi raccontare gli occidentali e nello stesso tempo i cinesi della Cina, ma questo è fatto in modo non banale, con molti spunti critici e riflessioni.

L’autrice finisce il suo saggio parlando di un autore del Mali, Moussa Konaté. Leggere Konaté fa capire i veri problemi della società africana, del suo mancato decollo, della contraddizione tra modernità imposta dall’esterno e tradizioni interne che pur devono essere superate.

Tutti gli autori esaminati rivendicano il bisogno di una nuova morale e di un impegno sociale. Questa tensione costituisce il vero filo conduttore tra autori molto diversi, che sono stati selezionati per la stessa capacità di unire ad un realismo drammatico l’esigenza del rilancio di un impegno morale.

Il saggio di Dina Lentini è molto approfondito. Vengono recensiti anche alcuni libri non ancora apparsi in italiano (solo in francese, per il momento) e che servono a completare il quadro degli autori esaminati. Diventa così una eccellente guida alla lettura dei principali autori contemporanei. Credo che riempa a ben diritto un vuoto nella critica letteraria.

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