Una recensione di Dina Lentini
sul romanzo “Aretusa Jammin”, di Fabio Centamore, lettere animate, 2007

In un prossimo, non improbabile, futuro la Sicilia è stata proiettata all’interno di un ordine nazionale e internazionale nel quale si mescolano antiche e nuove forme di restaurazione politica ed economica. Superata l’età repubblicana, ormai sottoposti al potere monarchico e al controllo ferreo di una rete di polizia, l’Italia e il Mediterraneo si ritrovano ad essere il centro strategico di un’altra fase della ristrutturazione capitalistica. Le alleanze politiche riprendono il vecchio schema bipolare nato dalla seconda guerra mondiale, ma reso ancora più aggressivo dalla gara spregiudicata per lo sfruttamento commerciale dell’alta tecnologia e delle risorse messe a disposizione dalle conquiste spaziali.

copertina del romanzo "Aretusa Jammin" di Fabio Centamore
copertina del romanzo “Aretusa Jammin” di Fabio Centamore

Eppure, l’anima levantina di Siracusa è rimasta la stessa, con la sua teatralità e i suoi misteri. Ne è interprete e cantore Andrea Spada, ex poliziotto e ormai solo un suonatore di jazz, che vive ai margini delle periferie della città antica e dei suoi locali notturni. Disincantato e al tempo stesso romantico, Spada vive assaporando il buon momento o l’amarezza che gli eventi possono offrirgli. Nel suo mondo semplice, tra relazioni sentimentali finite o possibili, quello che resta è il senso di amicizia, lo scambio di aiuto fra buoni amici. E l’amica più preziosa è la sua armonica a bocca: ai suoni potenti lanciati nella notte umida e salmastra di Ortigia è affidato il sogno, il desiderio, la vitalità di un uomo capace di gustare la magia e la bellezza, ma anche le contraddizioni di un luogo unico al mondo. Nonostante questo sostegno, la sensazione di trovarsi in una condizione di stallo è difficile da sconfiggere e il suonatore deve accontentarsi di quello che ha, lanciare le sue note nel vento e nella luce gialla riflessa dal tufo delle case.

L’esistenza di Andrea Spada viene sconvolta in una di quelle estati accecanti e senza fine che caratterizzano gli autunni siciliani. Un ingegnere, Leone Di Grande, è scomparso da tempo senza lasciare traccia e la moglie si rivolge all’ex poliziotto perché la aiuti a riportare a casa il marito. Si tratta di una donna di grandi mezzi finanziari che preferisce, a un’inchiesta ufficiale, i modi riservati e discreti di un’indagine privata. Spada le è stato segnalato per il suo intuito e per le sue capacità: è bravo a individuare e trovare le persone e una sua ricerca recente gli ha fruttato come ricompensa la casa dove vive, una villetta vicino al mare nella zona del Plemmirio.

L’indagine, però, si rivela subito non solo ad altissimo rischio ma del tutto al di fuori degli schemi tradizionali. Mentre cerca di muoversi tra i suoi contatti, Andrea viene trascinato in un vortice di relazioni e luoghi equivoci, fra i palazzi signorili del centro e i vicoli fatiscenti della Giudecca, nelle periferie caotiche e nelle aree più degradate delle zone sub-urbane. Da quando ha avuto tra le mani il cofanetto costruito dall’ingegner Di Grande l’investigatore vive come in una dimensione onirica, incapace di distinguere il vero volto di persone e la realtà delle situazioni. Un distintivo recante uno strano simbolo lo porta a indagare sul Klepsidra Club, un locale notturno privato isolato nella campagna dove tutto sembra organizzato per confondere i sensi del visitatore. Droga? Paravento per altri traffici? Spionaggio industriale? Di Grande era evidentemente un affiliato, ma con quale ruolo?

Andrea sente di essere in preda ad allucinazioni e tutto gli pare falso. Al Klepsidra Club gli odori sani e noti delle vie siracusane sono scomparsi, sostituiti da effluvi stordenti che emanano da piante e fiori sconosciuti. La musica diffusa non è quella che si suona normalmente, è un’inquietante monodia che stravolge la mente. La campagna intorno è piena di presenze difficili da interpretare, di persone che recitano una parte vivendo negli interstizi illeciti di una società che ha preteso di irregimentare la prostituzione e l’immigrazione clandestina. Ma anche in città le allucinazioni continuano e gli appartamenti visitati da Andrea sembrano teatri costruiti apposta per nascondere, dietro la scena, voragini e labirinti, facce truccate, omicidi. L’investigatore si ritrova a vagare nel disorientamento più assoluto, ma anche nella consapevolezza di essere stato manipolato. Da chi? Quel che è certo è che non è il solo a cercare l’ingegnere. Altri inseguono Di Grande e le sue scoperte di alta tecnologia fanno evidentemente gola a molti. Può trattarsi di tutto, bande di delinquenti sciolti, nuova criminalità organizzata, agenti stranieri, servizi segreti. Spada non sa quale sia la posta in gioco e chi siano i soggetti interessati. Intuisce però di essere stato usato e sa anche perché: è un uomo tranquillo e pulito, insospettabile, estraneo alle organizzazioni coinvolte, bravo a trovare le persone. Il suo mondo, un po’ crepuscolo e un po’ notte, è stato mandato in pezzi, la sua vita messa a rischio in modo spietato. Inoltre si è sempre fidato del suo istinto e anche questo sembra averlo tradito quando si è fidato di persone che nascondevano un’altra faccia, più oscura.

Gli viene in aiuto comunque la sua intuizione e, materialmente, una donna poliziotto di grande capacità. Insieme salvano le loro vite e arrivano a scoprire i misteri nascosti dietro la scomparsa di Di Grande. Andrea Spada può tornare alla notte, al silenzio, alla musica, a una nuova consapevolezza.

In questo romanzo distopico Fabio F. Centamore costruisce una storia avvincente e ricca di tensione, che unisce aspetti della detection- story, della spy-story, della fantascienza di critica politica e sociale. Ambientata in uno scenario affascinante, la vicenda è sostenuta dalla capacità di utilizzare registri linguistici diversi che rendono efficacemente i momenti più dinamici e lo sciogliersi dell’intreccio, le riflessioni di tipo esistenziale e umano, la descrizione suggestiva di un paesaggio urbano e rurale di cui l’autore appare profondo conoscitore. Il personaggio di Andrea Spada, dotato di humor e autoironia, per la sua semplicità e grande umanità costituisce una piacevole e credibile figura di investigatore lontana dagli stereotipi del genere.

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