Dina Lentini

copertina del romanzo Goodbye Majorana
acquistabile seguendo il link dell’immagine

Recensione al romanzo di Nino Martino Goodbye Majorana, Watson, 23021. In fuga su un’isola remota, Ettore Majorana trova conferma alla sua visione sulla realtà fisica e umana come rapporto complesso tra unità e molteplicità

Salina, 1938. Il regime fascista ha ormai esteso la sua organizzazione capillare fino alle località italiane più remote, penetrando anche nell’arcipelago eoliano, anche nell’”isola verde”. Di questo Ettore non è preoccupato. Ha trascorso almeno metà della sua giovane vita durante l’ascesa e il consolidamento del potere mussoliniano e, pur non avendo mai fatto politica attiva, sa perfettamente cosa aspettarsi in questo ambito. Sa cosa dire e come muoversi. Quando sbarca sull’isola è per lui naturale essere da subito prudente.

Ha pianificato nei minimi dettagli il suo viaggio e ha costruito una geniale rete teatrale di false piste. Per un certo tempo, almeno, la sua fuga sarà camuffata. Ciò che ancora non immagina è l’effetto che l’isola e gli isolani avranno su di.

Ettore è subito travolto dalla bellezza e dalla magia dei luoghi. In primavera Salina lo avvolge nella sua luce, nei suoi profumi inebrianti, lo coinvolge nei suoi segreti.

La chiusura del suo carattere, quella che, nel contesto urbano e nell’ambiente professionale, gli ha cucito addosso una leggenda di “stranezza”, si scioglie. Il suo stile di vita schivo non contrasta con il temperamento concreto e i modi essenziali e bruschi dei salinari. Ettore si adatta subito ai ritmi lenti, alla dilatazione del tempo e dello spazio. Sa istintivamente come muoversi, cosa fare e come vestirsi per un’escursione in montagna, per una pesca notturna. La sua semplicità crea rispetto fra gli abitanti del luogo, diffidenti nei confronti dei cittadini. Intuisce le possibilità di una vita resa più gustosa dalla comunicazione e da qualche rapporto autentico, di amicizia.

Nella casetta che ha affittato si gode la vista del mare e della luce, assapora piatti poveri e genuini, conosce l’amore.

E naturalmente, scrive. Scrive come ha fatto sempre, incalzato da un’idea improvvisa che, per non essere smarrita, dev’essere subito fissata su qualunque superficie si trovi a sua disposizione. Una volta scritto, il ragionamento rimarrà per sempre nel suo pensiero e potrà essere sviluppato nella ricerca. A Salina, però, la prudenza gli consiglia di distruggere immediatamente tutto ciò che ha fissato sulla carta.

L’isola, come previsto, è organizzata secondo le direttive del regime e i controlli effettuati dai funzionari delle federazioni sono frequenti e incrociano diverse informazioni. Nell’isola vicina, a Lipari, il confino politico testimonia la sorte riservata ai dissidenti. Ettore sa di non avere molto tempo a disposizione. Si prepara a un altro tipo di fuga, seguendo il suo piano.

La scrittura gli ha creato intorno una certa considerazione da parte degli abitanti. Che un professore o un giornalista si ritiri in un luogo isolato a riflettere e lavorare è una cosa che può essere accettata. Ma quello che era inizialmente solo un paravento, diventa qualcosa di più. Le storie raccolte tra i salinari rafforzano il legame tra l’estraneo e i nativi dell’isola.

Entrambi cercano di fare i conti con i propri fantasmi, individuali e collettivi.

Quando la giovane Marietta gli chiede il senso della sua scrittura scientifica dagli strani simboli, Ettore condensa la sua ricerca in qualche semplice parola. Sta cercando di scrivere il mondo. E alla fine la ragazza in qualche modo capisce. Così come Ettore ha imparato a capire quel modo di vivere e anche la capacità di resistenza alla rassegnazione, la voglia di lotta all’immobilismo e il desiderio di libertà di Marietta e di altri abitanti dell’isola.

La genialità di Ettore non ha un unico campo di applicazione. Lo scienziato che si è dedicato al massimo livello ai problemi della fisica contemporanea ha studiato anche i movimenti sociali collettivi, le origini e gli effetti dei dinamismi di massa. Nell’isola i dettagli di rocce e vegetazione cesellati dal lavorio del mare e del vento si fondono in un insieme. Storie e usanze di un mondo apparentemente primitivo e brutale rivelano semi sparsi di una sapienza antica volta ad assicurare la sopravvivenza collettiva. Non sembra esistere differenza tra la natura fisica e quella umana e il problema, per Ettore, è lo stesso: trovare un modo di descrizione adeguato.

Nino Martino ha costruito una storia immaginaria su uno dei casi più illustri di persona scomparsa della storia italiana. Le indagini sulla presunta morte del fisico Ettore Majorana, partite nel 1938, hanno generato ricerche che si sono prolungate fino ai giorni nostri e ancora continuano a impegnare gli storici della scienza. Qui l’autore sembra in parte accreditare l’ipotesi di Leonardo Sciascia, secondo cui la fuga di Ettore sarebbe stata legata, oltre che alle sue problematiche esistenziali, alla rinuncia al suo ruolo di scienziato per motivi etici, perché travolto dall’angoscia per le conseguenze fatali che le scoperte dei fisici a lui contemporanei avrebbero avuto sul destino dell’umanità.

In più, Martino analizza la componente strettamente scientifica delle motivazioni di Majorana: Ettore avrebbe mostrato insofferenza verso la limitazione delle prospettive classiche della ricerca, essendo orientato sia verso una filosofia della complessità, sia verso una descrizione più sofisticata della realtà.

In ogni caso, l’aspetto più affascinante di questo romanzo breve è l’avventura di un uomo, colto nel momento cruciale di una scelta che sarà definitiva e che, proprio alle soglie di quella scelta, ha assaporato, nella finzione narrativa, quegli elementi di umanità che per diversi motivi gli erano stati negati dall’esistenza.

L’altro grande protagonista, in questo romanzo, è Salina, con i suoi abitanti e le sue storie all’interno della storia più generale. La flora, la fauna, le particolarità naturalistiche, le abitudini della vita quotidiana non sono solo una descrizione volta a creare uno scenario, uno sfondo alla vicenda: sono legate a una visione dall’interno, a una conoscenza articolata della storia dell’isola. Così come articolate e rigorose sono le conoscenze relative alla figura di Majorana.

La vita e il mistero di Ettore sono raccontate con una semplicità capace di creare suggestione e di far vivere direttamente i personaggi, per essere poi tradotte in un mondo fantastico e per molti versi commovente.

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Altre recensioni
Su Pulp Libri una recensione di Franco Ricciardiello su Goodbye Majorana: Nino Martino / Majorana tra atomi e pescatori
“…La sua decisione di fuggire dal mondo è infine confermata dalla dialettica di questo contesto sociale per lui sconosciuto, lontanissimo dalle preoccupazioni intellettuali che hanno guidato per anni il suo lavoro e la sua esistenza, astratta e privilegiata a confronto con il concreto e il contrastato dei pescatori e delle loro famiglie…”

Su Instagram una recensione di Andrea Delfino:
“Romanzo breve, scoperto per caso in seguito ad una timida segnalazione in un gruppo di letteratura fantascientifica, che ho letto tutto d’un fiato e che mi ha fatto davvero un’impressione enorme: una prosa asciutta ma profondissima, fatta di periodi brevi e dialoghi scarni ma efficaci che mi ha ricordato addirittura il Cesare Pavese di “La luna e i falò” e “La casa in collina”, anche per atmosfere e ambientazioni.
Non lo faccio spesso con i nuovi autori ma stavolta sento di dovermi sbilanciare: con Nino Martino abbiamo forse trovato un vero scrittore.”

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La copertina del libro di Angelo Busacca su Lingua, frazione di Santa Marina, isola di Salina

Nel romanzo Goodbye Majorana sono state riportate, in forma narrativa, alcune autentiche storie e leggende di Salina e della sua tradizione popolare. Sono state tratte dalla lettura del libro di Angelo Busacca “Lingua: un viaggio nella memoria”, Palermo, 2017. Il libro, assai dettagliato e ricco di immagini, è praticamente esaurito e qualche copia si può ancora trovare visitando … Lingua, frazione di Santa Marina di Salina.

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