Dina Lentini

In una celebre foto, da sinistra a destra, Narcejac, Hitchcock, Boileau
In una celebre foto, da sinistra a destra, Narcejac, Hitchcock, Boileau

Un’ombra nera, che si confonde col buio della notte, scivola leggera dietro i vetri di una grande casa protetta da un parco. Sembra solo un ramo agitato dal vento, ma nasconde una figura agile e silenziosa. Bastano pochi minuti e poche mosse sicure perché qualcuno riesca a penetrare all’interno della villa, scivolare accanto a una donna profondamente addormentata, strappare un neonato dal tepore pacifico della sua culla. Inizia così “Mamie”, un romanzo che parte dalla descrizione di uno dei delitti più vili, il rapimento di un bambino, per addentrarsi poi nel profondo dei segreti misteriosi e terribili della maternità. Gli autori narrano la storia di una donna che per diverse ragioni ha perso il gusto di vivere e il rapporto con la realtà, discendono fino alle origini di una solitudine malata e di un’ angoscia che paiono irrisolvibili. Scavano nell’intreccio di relazioni equivoche e sentimenti malsani destinati a sfociare nel crimine, in una spirale che non può fermarsi.

immagine della copertina del romanzo Mamie di Boileau-Narcejac, nelle edizioni "sueurs froides"
immagine della copertina del romanzo Mamie di Boileau-Narcejac, nelle edizioni “sueurs froides”

”Mamie” è stato pubblicato da Boileau-Narcejac nel 1983. All’epoca, la coppia di giallisti ha ormai all’attivo più di trent’anni di collaborazione e ha prodotto capolavori come “I diabolici” (Celle qui n’etait plus”, 1952) e “La donna che visse due volte” (D’entre les morts”, 1954), noti al pubblico internazionale dei lettori di giallo-noir anche per il clamoroso successo delle trasposizioni cinematografiche. Negli anni Cinquanta i due scrittori avevano affascinato Hitchcock (“Vertigo”) e Clouzot (“Les Diaboliques”) proprio per la capacità di trasmettere il senso di disorientamento che nasce da una continua evoluzione di stati d’animo all’interno di un crescendo parossistico dei rovesciamenti della scena. Nei film, come nei romanzi, lo spettatore è trascinato all’interno della paura più ancestrale: la perdita di sicurezza di fronte a una realtà sempre più effimera e ingannevole, il senso di fuga dalla propria, a volte già precaria, identità. Da allora e fin oltre gli anni Duemila registi di tutto il mondo hanno ricostruito sullo schermo il modello di intrigo ad alta tensione e di scavo psicologico sui personaggi che contraddistingue il giallo-noir siglato Boileau-Narcejac.

“Mamie”, che si situa fra i lavori degli anni Cinquanta e gli ultimi dei primi anni Novanta, contiene alcuni elementi che si sono mantenuti inalterati nel tempo e determinano l’originalità dei due scrittori. Il lettore si rende quasi subito conto, come ne “I diabolici”, dell’identità e del ruolo dell’assassino, o di colui/colei che è destinato/a a diventare tale. Agli autori, infatti, non interessa un tipo di giallo basato essenzialmente sulla scoperta del criminale all’interno di una rosa di sospetti, sulle astuzie di un piano delittuoso, sulle finezze della procedura investigativa. Al contrario, manca, quasi del tutto, con poche eccezioni, il giallo d’inchiesta. Beninteso, i romanzi di Boileau-Narcejac contengono tutti gli ingredienti classici del giallo e del noir, dal mistero alla trama labirintica e al ritmo incalzante, ai colpi di scena, alla forza di una suspence che raggiunge la sua acme con un carico di angoscia e di tensione che si scioglie, per lo più drammaticamente, solo alla fine della narrazione. Tutto ciò è presente nelle storie dei due autori e li avvicina, con le debite differenze, a un classico del noir che Boileau- Narcejac apprezzavano e che hanno sempre avuto presente: l’americano Cornell Woolrich.

Se è vero che i quaranta romanzi prodotti dai due scrittori mantengono schema e mezzi del giallo-noir, è anche vero che questi lavori indicano interessi che oltrepassano la letteratura di genere. La preoccupazione principale degli autori va alla ricerca non solo della logica degli eventi, ma della molla che spinge ossessivamente il mondo interiore di una persona.

In questo senso è difficile parlare, per Boileau- Narcejac, di genere poliziesco in senso stretto.

Proprio al genere Thomas Narcejac, il teorico della coppia, ha dedicato sin dagli anni Quaranta ampie riflessioni e una serie di saggi sulla storia, la tipologia, la filosofia del romanzo poliziesco: da E.A. Poe, ai classici, al noir americano, ai contemporanei, fino al caso Simenon.

immagine della copertina del saggio di Boileau Narcejac " Le roman policier", edizioni PUF
immagine della copertina del saggio di Boileau Narcejac ” Le roman policier”, edizioni PUF

In un prezioso e denso libricino, “Le roman policier”, pubblicato nel 1964 e a firma congiunta per sottolineare la piena condivisione degli aspetti teorici all’interno della coppia, Narcejac riprende temi già affrontati nei saggi scritti nell’immediato dopoguerra sull’estetica del romanzo poliziesco o su Simenon, per condurre una rigorosa analisi dei diversi modelli storici di poliziesco, dei loro pregi e dei loro limiti. I romanzi di pura detection, basati sull’esaltazione della capacità di astrazione logica e di doti quasi sovrumane dell’investigatore o del criminale, possono avere il fascino della ricerca ipotetico-deduttiva ma stancano, poi, per il distacco dalla realtà. Analogamente avviene per tutti i romanzi a enigma nei quali la sfida resta individualistica e poco credibile o per gli stessi romanzi strutturati in chiave psicologica nei quali i tratti della personalità sono fissati in modo rigido e deterministico quasi aspettassero l’elemento atto a scatenare la loro carica potenziale. Manca, spesso, proprio il fattore dell’indeterminato, dell’accidentale, della scelta e della libertà d’azione che formano la realtà umana e sociale. Lo slancio verso la libertà è, viceversa, per Simenon, la forma più alta dell’istinto: ogni uomo tenta disperatamente di sfuggire al cerchio ristretto delle mediocrità della vita quotidiana per aprirsi all’universo. In questo ambito si definisce, secondo Narcejac, il senso dell’opera di Simenon. L’aspirazione alla realizzazione di questa tensione o la rassegnazione all’impotenza possono avere esiti violenti dando luogo al crimine. In questo caso il crimine esprime la natura caratteristica di quel singolo individuo e al tempo stesso la trascende perché quell’atto non corrisponde a tutta la persona. Spesso l’indulgenza dimostrata da Maigret in diverse situazioni nasce dalla consapevolezza che il colpevole è anche in una certa misura innocente, è una persona debole che ha reagito all’istinto, che potrebbe vedere più chiaro dentro di sé.

Nei polizieschi di Simenon, secondo Narcejac, ciò che conta è l’intreccio, sempre mutevole e accidentale, di istinto e libertà. In questo senso poco importa l’indagine poliziesca in senso stretto: basta inserire Maigret nel romanzo e questo diventa un poliziesco. Tolto Maigret, il romanzo diventa un romanzo tout court, che narra la storia di una persona.

L’analisi dell’esistenza di un individuo può legarsi, da un lato, alla detection, dall’altro ai sentimenti di angoscia che nascono dallo scarto fra ciò che viene percepito, ciò che è provato, ciò che è semplice coincidenza. La narrazione assume allora un andamento parossistico, la tensione è spinta all’estremo. Cornell Woolrich è stato, a questo proposito, il maestro della suspence e il poeta della paura e della notte, l’autore che meglio ha saputo interpretare il poliziesco come indagine su un crimine che si sviluppa parallelamente come indagine sull’incubo e come poesia dell’amore e della morte.

Rispetto a Woolrich, Boileau-Narcejac si propongono di completare il carattere della suspence centrando l’indagine poliziesca sul protagonista che, nonostante i suoi sforzi logici, finisce per delirare di fronte agli inganni della realtà e per essere destinato allo scacco.

L’angoscia nasce non dal panico per un pericolo preciso, che pure esiste ed è spesso il risultato di un piano machiavellico, ma dalla crisi della logica di fronte a ciò che è sconosciuto, che resta un mistero indefinibile.

Con questo bagaglio teorico alle spalle, i due scrittori si concentrano proprio sui temi della paura e dell’amore, che erano stati cari a Woolrich. Se in “Mamie” l’amore è prevalentemente amore materno, in tutti gli altri romanzi la fenomenologia dei sentimenti o la dinamica dell’attrazione sessuale portano alla descrizione di una gamma vastissima di sfumature psicologiche e situazioni che risultano assolutamente concrete e credibili. L’amore, declinato in tutte le sue forme, è quasi sempre una forza travolgente, contiene una violenza distruttiva che risulta destabilizzante per chi è già predisposto dal vissuto familiare e personale e dalla particolare sensibilità. In questa direzione andava anche il noir di Leo Malet, che, però, perlomeno nella Trilogia al nero, inseriva i suoi protagonisti in un contesto di disperazione metafisica e di trappola esistenziale.

In Boileau-Narcejac non c’è un quadro di disperazione totale. Osservatori della realtà, esaminano di volta in volta un contesto complesso nel quale i fattori possono mutare e la scelta è sempre possibile. Come nella vita reale, elementi accidentali o una presa di coscienza possono generare soluzioni diverse.

Tra le tante motivazioni che spingono al crimine l’amore, o quello creduto e dichiarato tale, resta una delle forze in gioco più sconvolgenti.

Un uomo, che vive una cocente frustrazione esistenziale, può arrivare ad amare in modo compulsivo una donna riducendola a oggetto o specchio delle sue fantasie narcisistiche. Un giovane che affronta in modo velleitario la costruzione del proprio futuro oscilla pericolosamente tra sopravvalutazione di sé e depressione a fronte dei risultati oggettivi. Una donna, spinta all’emulazione di modelli virili di potere, diventa una predatrice senza scrupoli.

immagine della copertina del romanzo di Boileau Narcejac "Maléfices, edizioni Folio
immagine della copertina del romanzo di Boileau Narcejac “Maléfices, edizioni Folio

In “Maléfices”, 1961, un veterinario di provincia conduce un’esistenza di routine, tra lavoro e famiglia, che gli consente un certo benessere economico, un ruolo sociale elevato, una soddisfazione generale nel rapporto con gli animali e la natura. Eppure finisce preda della sensualità torbida di una straniera che lo avvolge in un’atmosfera esotica irresistibile e fatale. Il dubbio sull’esistenza di poteri occulti e una rete di inganni portano al crollo degli schemi razionali, allo slittamento verso il panico.

copertina del romanzo di Boieleau Narcejac " Le incantatrici", nell'edizione italiana Adelphi
copertina del romanzo di Boieleau Narcejac ” Le incantatrici”, nell’edizione italiana Adelphi

Ne “Le incantatrici”, “Les Magiciennes” 1957, un giovane che, per motivi familiari, non si è mai sentito un bambino come tutti gli altri, trova nell’attività circense che fu già quella paterna, ulteriori elementi disorientanti che producono sofferenza e passaggio all’atto criminale. In questo romanzo è presente il tema dell’amore doppio, declinato dagli autori anche in altri romanzi: doppio oggetto d’amore, doppio di sé e altre varianti che sfiorano l’area psichiatrica.

immagine della copertina del romanzo di Boileau-Narcejac "Les Louves", edizioni Folio
immagine della copertina del romanzo di Boileau-Narcejac “Les Louves”, edizioni Folio

Ne “Les Louves”, 1955, un ragazzo sfuggito al campo di concentramento torna nella Francia ancora in parte occupata dai tedeschi. Le sue debolezze e le sue bugie lo conducono in una trappola dove l’amore ambiguo per due sorelle si mescola a piani machiavellici che sfuggono del tutto al ragazzo.

immagine della copertina del romanzo di Boileau-Narcejac "I vedovi" edizione italiana Sellerio
immagine della copertina del romanzo di Boileau-Narcejac “I vedovi” edizione italiana Sellerio

Ne “ I vedovi”, Les veufs” 1970“, è sempre l’amore, inteso come gelosia ossessiva e come riscatto da un’esistenza fallita, a condurre verso una vendetta che va oltre la morte.

immagine della copertina  del romanzo di Boileau-Narcejac " La mort a dit: peut-etre
immagine della copertina del romanzo di Boileau-Narcejac ” La mort a dit: peut-etre

Dubbio, scambio di persona, percezione di segreti oscuri, cumulo di coincidenze che sembrano guidate da un destino tragico e sono invece originate da un complotto, sono tutti elementi che contribuiscono alla rarefazione del senso di realtà. Ne “La mort a dit: Peut-être” 1967, un brillante giovane funzionario è travolto dalla leggenda di maleficio che accompagna la donna amata e, scoprendo il piano nascosto dietro le apparenze, va incontro alla rovina e trova alla fine, proprio nel fallimento, quella libertà da doveri imposti che ha sempre desiderato.

immagnine della copertina del romanzo di Boileau-Narcejac "L'âge bête", edizioni Folio
immagine della copertina del romanzo di Boileau-Narcejac “L’âge bête”, edizioni Folio

A volte il crimine rientra come rischio possibile in un percorso di educazione e di crescita. Ne “L’Âge bête” 1978, un adolescente di buona famiglia viene trascinato in giochi pericolosi nati da superficialità e voglia di esperienze nuove. Impaurito per gli sviluppi delle sue azioni, si avvolge sempre di più in una situazione insostenibile. Quando, però, scopre la verità sull’autore di un delitto trova la forza di una scelta seria in vista di un futuro tutto da costruire. In questo caso Boileau-Narcejac hanno intrecciato al giallo i caratteri di un romanzo di formazione.

Del resto, proprio la versatilità è un’altra delle caratteristiche dei due scrittori. Padroni assoluti delle tecniche espressive, autori impegnati autonomamente in varie attività letterarie, Boileau-Narcejac conferiscono al poliziesco dimensioni diverse attingendo da altri generi. “Pezzi d’uomo scelti”, “..Et mon tout est un homme” 1965, è un poliziesco dal sapore fantascientifico. “Le mauvais oeil” 1956 è un romanzo giallo con elementi di tipo fantastico. “Au bois dormant”1956, ambientato tra la fine della Rivoluzione francese e l’età della Restaurazione, mescola, in un clima di forte tensione, aspetti fantastici e gotici. In tutte le storie narrate non ci sono forzature stilistiche, non ci sono effetti morbosi di macelleria, gli autori non ne hanno bisogno. Il clima di paura e di angoscia è creato magistralmente dall’atmosfera e dallo scavo psicologico sui personaggi.

Ormai anche il lettore italiano può disporre di una serie non piccola di titoli grazie alle scelte di diverse case editrici che hanno contribuito a far conoscere i lavori di quella che, in area francese, è una mitica coppia di scrittori. Recentemente è stato pubblicato da Adelphi “I volti dell’ombra” , “Les visages de l’ombre”1953, viaggio ad altissima tensione fra le angosce di un uomo che oltre alla vista perde il senso di potenza e controllo che ha segnato tutta la sua vita per finire in una trappola ben più tragica della cecità.

In lingua originale l’opera complessiva di Boileau-Narcejac appare davvero degna dei tanti premi ricevuti dai due autori, per la quantità e la qualità letteraria. Si tratta non solo di trame avvincenti, ma di romanzi che spaziano su aspetti multiformi dei caratteri umani e delle scelte di vita. Come per Simenon, per Boileau-Narcejac ciò che vale la pena indagare è lo svolgersi di un’esistenza che si incrina, si rilancia, prende coscienza, fallisce, distrugge o si distrugge, si salva o potrebbe farlo.


immagine di vaire copertine di romanzi di Boileau-Narcejac pubblicati in itlaiano, tratta da "sitocomunista.it"
immagine di varie copertine di romanzi di Boileau-Narcejac pubblicati in italiano, tratta da “sitocomunista.it”
  1. Avatar Giovanna Repetto
    Giovanna Repetto

    Articolo interessante e accurato. Mi ha fatto conoscere due autori a cui, senza saperlo, dovevo molto tramite il cinema.

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