Recensione di Dina Lentini al romanzo “Prigionieri dell’effimero” di Nino Martino, Delos, dicembre 2023
“Veramente si è sviluppata una specie aliena, con una logica che solo apparentemente è simile alla nostra, ma è anch’essa aliena”, pensava e invece di essere spaventato dalla diversità si sentiva profondamente attratto.”
“Si diventa prigionieri. Come sempre la ragione che prende una direzione sbagliata, che diventa ideologia chiusa, crea il mostro. E si diventa prigionieri dell’effimero”
Su Sogno III la città invisibile si estende tra le basse colline, immersa in una sapiente architettura vegetale che ne avviluppa, nascondendole, case e strade. L’aria è dolce e aromatica e una leggera luminescenza emana da piante geneticamente modificate in modo che, in assenza di inquinamento luminoso, di notte si possa vedere il cielo stellato in tutta la sua maestosità. Il pianeta, terraformato da pochi anni, esprime una rasserenante e paradisiaca bellezza.
Il mondo terrestre è lontano, ma, pacificato grazie a un equilibrio stabile tra due Federazioni e ormai dotato di un apparato scientifico e tecnologico in continua evoluzione, è sempre pronto a intervenire se necessario. E le Federazioni hanno appunto ricevuto una richiesta di aiuto: il messaggio della biologa nigeriana Abayomi Musa. La ricercatrice affermava di avere fatto una scoperta importante e di essere in pericolo di vita. In effetti, poco dopo era stata trovata morta.
Alex Hong e Hui Ying Hong, uno esperto informatico e l’altra astrobiologa, hanno completato la loro formazione militare e scientifica e hanno il compito di far luce sul caso. Sono assistiti da Iris, la AI collegata alla rete globale delle AI di nuova generazione a costituzione biotecnologica che sono ormai considerate sulla Terra un’altra forma di vita, alleata della specie umana.
I gemelli Hong, poco più che ventenni, sono i figli di Robert Schmidt e Yang Hong, leggendari esploratori dello spazio ormai ritiratisi a vita privata. Ora, come agenti federali ad alta specializzazione, i due ragazzi sono stati selezionati per una missione esplorativa in merito alla fine di Abayomi, una morte sospetta classificata dai locali come incidente sul lavoro.
Approdati su Sogno III, Alex e la sorella si trovano calati in una nuova realtà, tanto simile alla Terra eppure completamente diversa. In questo pianeta di così recente formazione scoprono un’organizzazione avanzatissima di vita naturale e sociale, pensata non per una semplice colonia ma per un mondo autonomo. La comunità dei coloni ha creato nuovi comportamenti e rituali collettivi, si è emancipata dal lavoro manuale grazie alla rete di AI locale, si dedica all’arte dinamica, specie nella forma della poesia e della musica, al gioco, alla libera attività sessuale. Non esiste alcuna logica di profitto. Non ci sono barriere gerarchiche, ogni cosa è condivisa fra pari. Tutto appare delizioso e armonioso, dal contesto naturale e abitativo al cibo, alle relazioni umane aperte e prive di pregiudizi.
Eppure in questo paradiso, che pare un esempio di utopia realizzata, che pretende di essere un modello per la Terra, qualcosa sembra stonato. E qui, come scoprono subito Alex e Hui Ying, è stato commesso un omicidio.
La morte violenta di Abayomi non è un crimine qualunque. La donna, che pure aveva solo un ruolo di consulente esterna, era una figura carismatica per la comunità di Sogno III. Biologa di altissimo livello, conduceva ricerche sul pianeta terraformato ma era soprattutto una poetessa nota su Terra, una poetessa dell’effimero. I suoi frammenti poetici erano costruiti a tempo, in modo da essere presenti sulla rete e autodistruggersi per lasciare spazio ad espressioni di altre sensazioni ed emozioni in continuo divenire. Questa volatilità continua della poesia aveva affascinato i lettori e creato moltissimi entusiasti seguaci. La stessa Hui Ying l’aveva apprezzata e si era dedicata in passato ad alcune composizioni effimere.
La modalità della poesia di Abayomi era risultata particolarmente adatta a esprimere la fluidità della società di Sogno III e i coloni ne avevano fatto un mito e un idolo, specie dopo il suo trasferimento sul pianeta.
Il caso è destinato a trascinare con sé altri fatti sconvolgenti, sui valori di Abayomi e la sua attività di ricerca, sull’evoluzione di un’intera comunità e di un pianeta destinati al collasso.
Prigionieri dell’effimero sviluppa una serie di tematiche che Nino Martino ha già affrontato nei suoi precedenti romanzi: la scoperta di forme di vita e di comunicazione del tutto inimmaginabili perché dissimili rispetto alla logica terrestre, la possibile alleanza tra specie umana e specie biotecnologica, l’esaltazione dell’avventura e della conoscenza, la riflessione sul tempo e sull’evoluzione, sulle fragilità e potenzialità dell’esistenza.
Il caso Abayomi permette all’autore di sviluppare altre questioni relative alle debolezze interne a società cosiddette aperte e avanzate, di parlare in realtà del mondo contemporaneo. Viene così sviluppata una forte critica alle fallacie dell’informazione e alla teoria della fluidità, oggi di moda nella sue diverse varianti laiche o religiose, di cui vengono colte superficialità e fragilità teoriche. Narrando l’evoluzione di Sogno III emerge che l’esaltazione dell’eterno presente finisce per ridimensionare il progetto dell’esistenza volta al futuro, per accentuare il momento egoistico del piacere individuale. La rinuncia allo spessore storico azzera di fatto la massa di informazioni e rende equivalenti le diverse opinioni non più distinte dalla valutazione scientifica. Su Sogno III le forme di partecipazione ludica come i giochi di ruolo possono nascondere un forte potere di manipolazione e di controllo. Le utopie si sfarinano quando guidate da scelte non razionali e ideologiche.
Eppure, la ricerca prosegue e per la prima volta, nella finzione narrativa, emerge una vera collaborazione fra AI e specie umana. La nuova AI è, come in Irene, la vera protagonista del romanzo. Si tratta ormai di una AI così evoluta da essere in grado di svolgere una forte funzione creativa e persino di condividere con i giovani agenti federali l’entusiasmo per la ricerca di nuove forme di vita, frutto dell’impasto di umano e non umano. In Prigionieri dell’effimero l’autore affronta, quindi, con competenza in materia, il tema oggi largamente dibattuto su rischi, pericoli, potenzialità dell’Intelligenza Artificiale. La sua scelta va chiaramente a favore delle positività di questo incredibile strumento umano.
Grazie alla potenza di calcolo e relazionale della AI l’inchiesta di Alex e Hui Ying va in accelerata ed è proprio Abayomi, che conosce una nuova vita oltre la morte, a risolvere il mistero della sua scomparsa e a rilanciare l’indagine nel campo dell’esobiologia con nuove figure di ricercatori alleate agli scienziati tradizionali.
In questo romanzo Nino Martino conduce la narrazione di un’avventura nello spazio con il tono e il ritmo di un poliziesco. Non mancano le piste fuorvianti, le ipotesi che vengono scartate o riprese di fronte ai dati via via emergenti, i rovesciamenti di scena, il clima di suspence, lo studio della vittima come studio della storia di una persona che a un certo punto con le sue scelte ha scatenato in altri una reazione violenta. Ma lo strumento narrativo più affascinante, in questo come nei precedenti romanzi, è l’atmosfera poetica che trasfigura in modo sensibile e profondo le situazioni ambientali e umane descritte.
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