Storie credibilmente incredibili, intervista di Nino Martino a Davide Del Popolo Riolo

N. Leggendo i tuoi romanzi storici, i tuoi romanzi di letteratura immaginaria che si riferiscono alla storia mi ha colpito una cosa: per scrivere un buon racconto o un buon romanzo – non solo storico – è necessario uno studio preparatorio approfondito. Un esempio banale da evitare è un piatto di spaghetti al pomodoro mangiato all’epoca romana. Spaghetti? Pomodori?

D. Ho sempre pensato che se scrivi di qualcosa che non conosci bene il lettore se ne accorge e ti condanna. Per questo ho ambientato De Bello Alieno nell’età romana: rispondo spesso che non ho dovuto studiare la storia romana per scriverlo ma l’ho ambientato in epoca romana perché avevo studiato la storia di quel periodo. Stessa cosa per Ubermensch: la seconda guerra mondiale è una specie di interesse di famiglia, iniziato da papà. Poi certo ogni tanto mi vengono dei dubbi e allora comincio a controllare: in che anno Curione è stato tribuno della plebe? Come era costruito esattamente il rifugio alpino di Hitler? Quello che sto scrivendo ora necessita davvero di ricerca per cui ho comprato un paio di libri, scaricato articoli (e scandagliato la libreria di casa alla ricerca di elementi utili).

N. Per generare sorpresa e senso del meraviglioso e di avventura, per permettere al lettore di immedesimarsi nella narrazione, forse occorre una certa dose di “realismo”, tutto deve sembrare normale, sia all’epoca di Roma, sia nell’avventura spaziale o nel racconto di fantascienza sociologica. E l’impressione della normalità è data dall’ambientazione, dai particolari, dalle relazioni che devono apparire verosimili alla prima impressione. Poi avviene il brusco intervento, lo spiazzamento, se ciò è l’intento del racconto. Oppure si nota il discostamento da su connottu (in sardo), da ciò che si sa della storia. Il gusto del lettore, il suo interesse, sono catturati dalle possibilità aperte rispetto a quello che invece è realmente avvenuto.

D. Aggiungo che uno dei miei principi di fondo è che più la storia si basa su un presupposto “incredibile” (rivoluzione industriale nel I secolo a.C.; Superman nazista) più tutto il resto deve essere accurato e realistico, proprio per generare lo spiazzamento, il disorientamento del lettore.

N. In generale: se si ambienta un poliziesco o un racconto fantastico in Italia e c’è di mezzo una questione legale, un processo, un’indagine, non si può ricalcare l’aspetto legale dagli USA o dall’Inghilterra. Il processo legale inglese o americano è diverso da quello italiano, come mi dicevi tu in separata sede. Il risultato per il lettore italiano è un appiattimento, una banalizzazione, un non riconoscimento.

D. Magari però forse da parte mia questo è un eccesso di scrupolo, magari invece il lettore non si fa problemi ed è talmente abituato ai crime e ai legal thriller anglosassoni che gli va bene trovare le medesime regole anche in Italia. Peraltro il processo italiano è così formale, poco immediato e ancor meno spettacolare che drammatizzarlo a fini narrativi è quasi impossibile. Quando ci ho provato (nel mio racconto Erasmo) non a caso ho scelto un rito d’urgenza (un procedimento ex art. 700 cpc, per chi sa di che cosa sto parlando) che ha caratteristiche di oralità, concentrazione e immediatezza che facilitano il gioco.

N. Un racconto, un romanzo hanno un loro ritmo, una loro storia, una loro chiusura (che a volte non è vera chiusura…). Rimpolpare con descrizioni inutili, dilungarsi su aspetti talmente secondari da essere inutili semplicemente per raggiungere un certo numero di parole crea un processo di annacquamento noioso, fa perdere forza e in definitiva annoia il lettore.

D. Trovo davvero fastidiosissimi quei romanzoni di 600-700 pagine (per lo più anglosassoni) in cui fino a metà si legge la presentazione dei personaggi e dell’ambiente e poi nell’ultima metà inizia la trama vera e propria. Se ci fosse l’autore vicino a me gli urlerei: quando inizi a raccontarmi la tua storia? Perché non ti decidi?

N.Tu metti passione in quello che scrivi, pensi che questo sia importante per un buon racconto, per un buon romanzo?

D. Può essere che per un professionista la passione non sia necessaria, non so. Per me, che sono un dilettante, la passione è essenziale: se no perché dedicherei ore e ore della mia vita a qualcosa che non mi dà alcun riscontro concreto, né soldi, né fama o gloria? Per il piacere che provo a farlo, che altro?

N. Torna con la mia esperienza didattica: poiché io sono appassionato per la fisica, per la ricerca, per la sperimentazione, pare che abbia appassionato molti studenti. Corollario: perché scrivere se non si ha niente da dire? Anche nella fantascienza l’idea, il meccanismo, la traccia non è tutto. Perché molti libri sono noiosi e quando li si chiude (se si riesce a finirli) non rimane niente e non ci si ricorda nemmeno di quello che si è letto? Comunque, andiamo oltre con una cosa che sempre mi ha incuriosito in chi scrive. Quando scrivi hai delle immagini in testa?

D. No, io sono poco “visivo”. Non ho immagini, spesso ho uno spunto, magari due battute di dialogo, il profilo di un personaggio, una situazione, ma non immagini visive.

N. Da dove parti quando inizi a scrivere, quando hai voglia di scrivere un certo racconto?

D. È del tutto casuale. Uno degli ultimi racconti che ho scritto, Tutti i miei algoritmi, nasce dalla mia partecipazione a un convegno giuridico su IA e diritto. Quello che avevano detto i relatori mi aveva colpito e ho pensato che c’era materiale per scriverci un racconto ma non l’ho mai fatto. Poi un sabato mi sono svegliato e avevo l’idea chiara in testa. Un altro racconto, Lontano da casa, è nato dopo aver letto un articolo sulla colonizzazione di Marte, ho pensato che chi vi parteciperà dovrà probabilmente lasciare la Terra per sempre o comunque per moltissimo tempo. E allora ho immaginato una figlia che chiede al padre, tornato dopo decenni da Marte, se ne valeva davvero la pena, di abbandonarla per inseguire Marte.

N. Spesso ci capita di essere chiamati a scrivere per un’antologia che di fatto è a tema. Come ti comporti in questo caso, lo senti come una costrizione o…?

D. Spesso lo trovo davvero difficile. E ho scoperto che ho un po’ la tendenza a svicolare. È successo parecchie volte che il curatore mi abbia chiamato dicendomi che ero andato fuori tema, che non era quello che si aspettava (probabilmente per non dirmi che ero io a non aver capito il tema!). Comunque alla fine è quasi sempre successo che, un po’ brontolando, il racconto lo prendono comunque…

N. in quello che scriviamo, se scriviamo con passione, inevitabilmente riversiamo indirettamente molto di quello che di fatto siamo o che abbiamo vissuto. Quando esce il romanzo che abbiamo scritto è inevitabile una certa trepidazione: cosa penseranno di me?

D. Non so più dove ho letto che pubblicando qualcosa di proprio ci si mette a nudo, è come uscire di casa senza vestiti. Scrivendo inevitabilmente si mostra se stessi, come si è davvero, e questo è pericoloso, ci rende vulnerabili. Per questo probabilmente c’è tanta trepidazione quando esce qualcosa di nostro…

N. Parliamo ora un po’ di quello che hai pubblicato. Partiamo dal tuo primo romanzo: “De Bello Alieno”. Cosa ci dici a proposito? So che ci sei affezionato.

D. “De Bello Alieno”  nasce da una frustrazione, in realtà. Era da tempo che provavo a mandare romanzi agli editori ma venivo costantemente rimbalzato. Così decisi di darmi un’ultima chance: avrei partecipato al Premio Odissea di Delos e se anche lì fosse andata male avrei accettato l’idea che quello che scrivevo non piaceva e mi sarei rassegnato a scrivere soltanto per me stesso. Che cosa scrivere, quindi? Un romanzo che parli di qualcosa che conosci bene, mi dissi. In quel periodo stavo leggendo tantissima storia romana, per cui decisi che avrei scritto un romanzo sf ambientato nell’antica Roma, mi sembrava un’idea originale. Decisi anche che Cesare, il personaggio romano di cui avevo letto di più, sarebbe stato il protagonista. La prima idea fu una storia in cui Cesare in Gallia trova una nazione di alieni invece che tribù celtiche (il titolo viene da lì). Non, non mi piaceva. Allora pensai a una storia in cui, prima di passare il Rubicone, Cesare viene aggredito da un sicario che in realtà è un androide guidato da un inventore cartaginese e lo combatteva alleato con Pompeo. Non mi convinceva neanche questa… Di quell’idea è rimasto l’anno in cui svolge la storia e l’alleanza tra Cesare e Pompeo. Insomma non riuscivo a trovare una storia che mi piacesse. Poi una notte ho sognato Cesare e Pompeo, alla guida di legioni armate di fucili e cannoni, che affrontano un esercito di alieni. Quella era l’idea, mi dissi appena sveglio. Ma come potevano le legioni avere armamenti moderni? Era necessaria una rivoluzione scientifica e industriale prima dei tempi. E l’unico uomo nella storia romana che poteva creare una rivoluzione così era Cesare (magari anche Caio Gracco, ma con la mia storia non c’entrava). Cesare quindi non più politico e condottiero ma inventore e imprenditore, sul modello, che so, di Gates o Jobs (o dei padroni delle ferrovie dell’Ottocento). Di lì in poi le cose sono venute in automatico, e ne è venuta fuori in effetti una storia che parla dell’innovazione e della resistenza all’innovazione. Res novae contro mos maiorum. Dato che volevo un romanzo che facesse fare un salto sulla sedia ai giurati decisi di scriverlo in modo non-lineare: un mosaico di brani di diario, lettere, appunti, manifesti pubblici, articoli di giornale (riprendendo un’idea che avevo letto nell’introduzione di Brunner alla mia edizione di Tutti a Zanzibar). Tra l’altro, anni dopo aver scritto DBA ho letto un bellissimo saggio intitolato La rivoluzione dimenticata, secondo il quale nel III-II secolo a.C. sarebbe stata davvero possibile una rivoluzione scientifica e industriale, i presupposti e le conoscenze c’erano…

copertina del romanzo "De bello alieno" di Davide Del Popolo Riolo, vincitore del premio odissea 2014 e del premio Vegetti del 2015
copertina del romanzo “De bello alieno” di Davide Del Popolo Riolo, vincitore del premio odissea 2014 e del premio Vegetti del 2015

N. Facciamo un salto temporale e passiamo al tuo romanzo vincitore del premio Urania.

Già, “Il pugno dell’uomo”. Curiosamente anche questo romanzo nasce da una delusione. Avevo partecipato al Premio Urania con Tutti i regni del mondo (poi pubblicato da Delos come Ubermensch) ed ero arrivato in finale ma senza vincere. Ero quindi ansioso di scrivere di meglio. Che cosa, però? Un’idea ce l’avevo: qualcosa mi aveva fatto pensare al fatto che la retorica nazista sugli ebrei che succhiano il sangue sembrava riferirsi perfettamente ai vampiri. Cominciai a immaginare quindi una Germania nazista in cui a essere perseguitati sono i vampiri, non gli ebrei. Un’intera storia alternativa in cui nell’Europa centrale da sempre vivono vampiri, che convivono più o mano pacificamente con il resto della popolazione, fin quando in Germania i nazisti non cominciano a perseguitarli.
Pensavo alla saga di una famiglia, tipo I fratelli Karnowski, per esempio. Però… un’altra ucronia nazista, dopo Ubermensch? Non volevo diventare uno da cui ci si aspettano sempre romanzi sui nazisti. E poi, possibile che non fossi in grado di immaginare un worldbuilding del tutto originale, che non fosse ambientato in un’epoca storica particolare? Ho creato quindi una Città che obiettivamente, come hanno notato in molti, deve parecchio alla New Crobuzon di Mieville (ho amato alla follia Perdido Street Station). E ci ho ambientato una storia che è in effetti una parabola sull’avvento e sulla caduta del Terzo Reich, con una serie di popolazioni “inumane”, tra i quali i pallidi (i miei vampiri), perseguitate. Già che c’ero, ci ho infilato un paio di personaggi frutto delle mie letture sul periodo nazista: Deirdre è ispirata a Fritz Gerlich, il giornalista antinazista ucciso a Dachau, e la storia tra Olly e Ben è un evidente omaggio alla trilogia del ritorno di Uhlman. Il crollo della convivenza civile della Città doveva essere segnato da un evento drammatico, l’equivalente dello shock che sconfitta in guerra, iperinflazione e grande depressione avevano generato nella Germania di un secolo fa. Una guerra? Una crisi economica? Mi sembravano troppo banali. Pensai a qualcosa che, mi dissi, non abbiamo mai conosciuto e mai conosceremo: una terribile epidemia. Pochi mesi dopo che ebbi finito di scrivere il romanzo arrivò il Covid… e molti mi hanno chiesto da dove ho tratto le informazioni per descrivere come una popolazione reagisce a un fenomeno del genere: nessun segreto, mi è bastato pensare alla Milano del Manzoni!

copertina del romanzo vincitore del premio Urania, "il pugno dell'uomo", di Davide Del Popolo Riolo
copertina del romanzo vincitore del premio Urania, “il pugno dell’uomo”, di Davide Del Popolo Riolo

N. Tu non scrivi solo romanzi hai scritto un sacco di ottimi racconti, tra l’altro lontani dal cosiddetto genere storico. Un racconto che mi aveva molto colpito e che hai già citato all’inizio di questa specie di intervista è stato “Lontano da casa”, pubblicato sulla rivista Robot.

D. I racconti a volte (quasi sempre) nascono da idee che ti colgono d’improvviso. Stavo leggendo un articolo sulla colonizzazione marziana, sui progetti di Musk. Si diceva che probabilmente i primi colonizzatori dovranno abbandonare per sempre la Terra. E io pensai a un uomo che abbandona i propri affetti per l’avventura marziana. Ne vale la pena? Pensai che era una domanda legittima, a cui non avevo risposta. E quindi valeva la pena scriverci un racconto. Mi piace che le mie storie propongano ai lettori domande, più che risposte (probabilmente perché di risposte ne ho poche). E quindi immaginai un uomo, anziano e malato, che torna dalla grande impresa marziana, ma non è un famoso astronauta, è un semplice tecnico, uno di quelli che si fa il mazzo per far funzionare le cose senza che il suo lavoro sia riconosciuto. E torna al suo paesello della provincia piemontese perché ha un bisogno disperato di riallacciare i rapporti con la figlia, che ha abbandonato per Marte quando era bambina. Nel suo piccolo paese è diventato una celebrità e tutti gli chiedono com’era lassù (è una citazione di un vecchio racconto di Edmond Hamilton ma nessuno l’ha colta, credo) però non vogliono che dica la verità, non vogliono la realtà sporca e meschina, vogliono che lui confermi la loro verità, quella che si sono costruiti. E nel momento culminante la figlia gli rivolge la domanda fatidica, a cui non avevo e non ho risposta: ne valeva la pena?

N. citami almeno un altro paio di racconti- romanzi brevi

D. Beh, per esempio: “Erasmo” e poi anche “Tutti i miei algoritmi”

Molti racconti di fantascienza nascono dalia domanda “cosa succederebbe se…?”. Tipico esempio è il racconto Erasmo di Davide Del Popolo Riolo: molti hanno scritto di una IA che diventa Dio (“Sì, ora Dio c’è” risponde la maccchina alla domanda “Dio esiste?”, chiusa di un famoso racconto), ma cosa succederebbe se invece una IA credesse in Dio? “Gesù è morto anche per salvare me”. Qui di seguito l’intervista video a Davide (Ignorate qualche difetto non grave dell’audio…)

segui il link per leggere uno stralcio di “Erasmo”



Gli algoritmi ci profilano. Ogni cosa che facciamo è registrata da qualche parte ed è possibile creare algoritmi che in base a quello che facciamo ci propongono cose da comprare o fare. Per il momento gli algoritmi che in base a quello che vedo su una nota rete mi propongono film o serie che mi dovrebbero piacere non hanno mai indovinato. Ma cosa succederebbe su una IA evoluta, che è a conoscenza di tutta la legislature, di tutti i processi, ecc, ecc potesse predire con quasi certezza l’assoluzione o la condanna di un imputato? E se un operaio metalmeccanico venisse improvvisamente licenziato proprio dall’algoritmo di una IA? Sì, Davide di professione fa l’avvocato…

Segui il link per uno stralcio del racconto “Tutti i miei algoritmi”

N. E per chiudere quest’articolo?

D. Dovresti chiedermi i miei futuri progetti…

N. Ecco.Quali sono i tuoi futuri progetti?

D. … Ma sarebbe banale.

N. Ok, ritiro la domanda. Posso offrirti una tazza di raw pu-erh, dello Yunnan?

D. Oh, grazie. Un paio di cuneesi al rum?

N. Grazie, ma così non siamo seri.

D. No. Direi di no.

N. A ciascuno la sua chiusa.

D. A ciascuno la sua chiusa

Piccola e per il momento esaustiva bibliografia di ciò che ha pubblicato finora Davide Del Popolo Riolo che si è personalmente scusato per la sua pochezza, ma dice che siamo ancora all’inizio del 2023, grosso modo, e che cercherà di porvi rimedio..

BIBLIOGRAFIA

1. De Bello Alieno (romanzo), Delos Books, Milano, feb. 2014. Vincitore Premio Odissea e Premio Vegetti, 2° al Trofeo Cassiopea, finalista al Premio Italia

2. Erasmo (romanzo breve), Delos Digital, Milano, ott. 2015 (solo e-book). Vincitore Trofeo Cassiopea, finalista al Premio Italia

3. Silla e l’alieno (racconto breve) pubblicato in Delos SF (solo on-line), gen. 2016.

4. Non ci sono dei oltre il tempo (romanzo), Kipple Officina Libraria, Torriglia, apr. 2016. Vincitore Premio Kipple

5. L’ambasceria alessandrina (racconto breve) pubblicato nell’antologia Penny Steampunk (a cura di Roberto Cera), Torino, OttoEventi, giu. 2016.

6. La mediatrice (romanzo breve), Delos Digital, Milano, ott. 2016 (solo e-book). Finalista al Premio Italia

7. Lontano da casa (racconto lungo), pubblicato in Robot n. 81, lug. 2017. Finalista al Premio Italia

8. Liberi dal bisogno (romanzo breve), Delos Digital, Milano, dic. 2017 (solo e-book). Nuova pubblicazione nell’antologia Italia futura presente (a cura di Giulia Abbate ed Elena di Fazio), Milano, Delos Digital, ott. 2019

9. Il giorno in cui il mondo di Ricky finì (racconto), pubblicato in Fondazione SF magazine n. 25, dic. 2017

10. La crisi del C.U.O.R.E. (romanzo breve), Delos Digital, Milano, apr. 2018 (solo e-book)

11. La pena di Chrys (racconto), pubblicato nell’antologia Futura lex (a cura di Gian Filippo Pizzo), Roma, La Ponga, set. 2018

12. Breve manuale di conversazione con i morti (racconto), pubblicato in Andromeda Lost Tales n. 2, nov. 2018. Vincitore del Premio Viviani. Nuova pubblicazione nell’antologia Altri futuri (a cura di Carmine Treanni), Milano, Delos Digital, ott. 2019

13. La villa stregata (racconto lungo), pubblicato in Robot n. 85, dic. 2018

14. Ubermensch (romanzo), Delos Digital, Milano, gen. 2019. Finalista al Premio Urania con il titolo Tutti i regni del mondo. Vincitore del Premio Italia. Pubblicato audiolibro da Storytel (apr. 2021)

15. Il turismo spaziale come incontro tra culture (racconto), pubblicato nell’antologia Strani Mondi (a cura di Franco Forte), Mondadori, Urania, Milano, lug. 2019

16. Vita eterna (racconto), pubblicato in Andromeda Lost Tales n. 3, lug. 2019 (in cartaceo da feb. 2020)

17. Lo straniero arrivò di martedì (racconto), pubblicato in Delos SF (solo on-line), gen. 2020

18. Il rogo delle vedove (racconto lungo), Delos Digital, Milano, mag. 2020 (solo e-book). Finalista al Premio Italia

19. Gli psicostorici (racconto), pubblicato nell’antologia Bicentenario (a cura di Paolo Aresi), Delos Digital, Milano, lug. 2020

20. La Prima Legge (racconto), pubblicato nell’antologia Assalto al sole (a cura di Franco Ricciardiello), Delos Digital, Milano, sett. 2020

21. Il Pugno dell’Uomo (romanzo), Mondadori, Urania, Milano, nov. 2020. Vincitore del Premio Urania con il titolo Per sempre i giorni. 2° al Premio Italia

22. Vita e morte di un filosofo pratico (racconto), pubblicato in appendice al romanzo Io, Druso (di Alessio Brugnoli), Delos Digital, Milano, nov. 2020

23. Il docente di magia nera (racconto breve), sul blog Csidewriter.wordpress.com, feb. 2021 (solo on-line). Nuova pubblicazione nell’antologia Le improbabili (a cura di Salvatore Stefanelli), auto pubblicazione, feb. 2022

24. Cinque stagioni su Eureka (racconto lungo), Delos Digital, Milano, mar. 2021 (solo e-book). Nuova pubblicazione nell’antologia Ancora il mondo cambierà (a cura di Franco Ricciardiello), Milano, Delos, 2022, feb. 2022

25. Il sogno di ferro (racconto), Delos Digital, Milano, mar. 2021 (solo e-book)

26. Annibale Barca. Il nemico (romanzo breve), Watson, Roma, mar. 2021

27. Il giorno in cui vinsi la guerra del passato (racconto), pubblicato nell’antologia Temponauti (a cura di Franco Forte), Mondadori, Urania, Milano, lug. 2021. Vincitore del Premio Italia

28. Calcio spettacolo (racconto), pubblicato nell’antologia Olimpiadi di Toronto 2112 (a cura di Andrea Pelliccia), Delos Digital, Milano, lug. 2021

29. Sussurri (racconto), pubblicato nell’antologia Il Fiore della Quintessenza (a cura di Sergio Mastrillo), Ali Ribelli, Gaeta, nov. 2021

30. Invasione irresistibile (racconto), pubblicato in Andromeda Lost Tales n. 4, dic. 2021

31. Che cos’è (per me) scrivere fantascienza (articolo), pubblicato in Delos SF (solo e-book), gen. 2022

32. Storia di una giovane sciocca, di una matrigna astuta e di un principe (anche lui non molto sveglio, invero) (fiaba), pubblicata nell’antologia Villains (a cura di Anna Pullia), Watson, Roma, mag. 2022

33. Io e Peter (racconto), pubblicato in Un’ambigua utopia n. 12, ott. 2022

34. Una giornata di Giovanni Dionigi (racconto), pubblicato nell’antologia Operazione Europa 2 (a cura di Pier Luigi Manieri), Elara, Bologna, ott. 2022

35. Tutti i miei algoritmi (racconto), Delos Digital, Milano, nov. 2022 (solo e-book)

36. La ricerca della perfezione morale (racconto lungo), Delos Digital, Milano, nov. 2022 (solo e-book)

37. Le lezioni che ho imparato (racconto), pubblicato nell’antologia Alia Evo 5.0 (a cura di Massimo Citi e Silvia Treves), CS Libri, Torino, nov. 2022

38. L’alata e il poeta (racconto), pubblicato in Andromeda Lost Tales n. 5, gen. 2023

39. Il social dei sogni (racconto), Delos Digital, Milano, mar. 2023 (e-book)

Una risposta a “Storie credibilmente incredibili”

  1. Avatar Giovanna Repetto
    Giovanna Repetto

    Ottimo articolo. E ottimo scrittore! Molto versatile, come ho potuto vedere leggendo diversi racconti e romanzi. Il mio romanzo preferito è Ubermensh, fra i racconti, Lontano da casa mi ha davvero colpita al cuore.

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