L’ansia del bestseller, del genere e altri dintorni

foto di Nino Martino
Nino Martino

Tutti scrivono, tutti pubblicano, magari in self publishing, tutti vanno in televisione a tessere reti di parole e a mostrarsi rampanti. Non sembra difficile. Allora uno si dice, dai, ci voglio provare anch’io, voglio scrivere un bestseller per andare anch’io in televisione. Ma che genere scelgo, qual è il più acchiappante? Ed è subito ansia.

Un'immagine di viso ansioso costruita con una IA partendo dalla foto dell'autore. Mette brillantemente in risalto il suo travaglio interno
Un’immagine di viso ansioso costruita con una IA partendo dalla foto dell’autore. Mette brillantemente in risalto il suo travaglio interno

Carlo e io vogliamo fare qui un piccolo esperimento. L’idea ci è venuta da come noi due percepiamo la differenza tra un telegiornale e un giornale radio. Nel primo ci sono le notizie, le immagini scorrono, la voce che le accompagna è veloce. L’occhio è incollato allo schermo, segono il movimento, le scene. Quando uno coglie una cosa interessante il flusso è già passato. Lo scorrimento delle immagini distrae, distoglie l’attenzione.
Dal punto di vista della Teoria dell’Informazione ( non ci riferiamo a qualche cosa di sociologico, ma alla teoria matematico-fisica dell’informazione, Claude Shannon & C. ) il video con il sonoro contiene molta ma molta più informazione di un semplice audio, è ovvio.
Eppure qualche cosa non funziona. Se ascoltiamo il giornale radio l’attenzione è costretta a seguire ciò che viene detto. L’informazione è più povera, ma ci sembra che rimanga qualche cosa di più.
Ovvio, può essere un effetto tutto nostro. Ma qui di seguito riportiamo un semplice audio. L’immagine è fissa, non distrae, provate a seguire semplicemente l’audio. E magari lasciateci un commento, siamo curiosi dell’effetto.
Può anche essere che sia il particolare montaggio della televisione che impoverisce il contenuto, che sia cioè un effetto più o meno voluto. Si pensa che le immagini spieghino di per se cosa si vuole dire, il parlato annesso è povero, spesso non da informazioni sufficienti, non analizza. Nel solo audio bisogna per forza spiegare, descrivere, analizzare.

nella foto Carlo e Nino della redazione de La Natura delle Cose
nella foto Carlo e Nino della redazione de La Natura delle Cose
Un breve scherzo radiofonico con Carlo Ubertone e Nino Martino

Quello che segue è un testo scritto (of course). Non è la trascrizione dell’audio che (forse) avete avuto la pazienza di ascoltare. Il registro, che vorrebbe essere vagamente satirico, è lo stesso, ma nella registrazione dell’audio siamo andati a ruota libera, abbiamo improvvisato, teatro dell’arte, via…

voglio scrivere.
– Ottimo, dai, e cosa vuoi scrivere.
– Non lo so.
– come sarebbe a dire che non lo sai?
– Ci devo pensare.

– ci devi pensare?

– Sì, tutti scrivono, partecipano a corsi di scrittura, seguono libri, studiano E poi scrivono e diventano famosi

– ma che stai dicendo?

– Sì, vanno in televisione e gli chiedono perché hai scritto questo e quest’altro e allora dicono che hanno guardato dentro di se e hanno imparato a dominare le parole e che hanno trovato se stessi e a esprimere quello che sono veramente.

– Ok, ma cosa vuoi scrivere

– Non ho idea ma voglio trovare me stesso

– Ma non abiti nello stesso posto di ieri?

– Non in quel senso

– C’è un altro senso?

–Certo. Chi sono io?

– Non lo sai?

– Magari se scrivo lo so.

– E se non scrivi?

– Mi stai confondendo le idee.

– io?

– Sì. tu. Eppure sei mio amico. Voglio scrivere.

– Be’ senti, e allora scrivi, eh!

– Già ma poi ci sono i generi.

– maschile e femminile?

– No, non quelli, i generi, tipo mainstream, fantascienza, fantastico, fantasy, heroic fantasy, ecc

– E dunque?

– E io in che genere scrivo?

– Non credo di capirti

– Io voglio diventare famoso, farmi strada nella vita, e che tutti parlino di me e andare in un salotto televisivo.

– Addirittura in televisione?

– Be’ magari in un salotto online semplicemente, che tutti mi possano guardare.

– E allora?

– Non so che genere scegliere.

– Mainstream?

– Non so bene cosa sia questo flusso principale, l’ho cercato nel dizionario, ma è difficile, bisognerebbe …

—Allora scrivi in un altro genere

—La fantascienza è pure difficile, io non so niente di scienza, la scienza è arida, mi allontana dalla natura

—Che c’entra la natura?

– La natura, la natura, non segui la tv?

– Non molto

– È pieno di documentari sulla natura e di come è bello vivere nella natura e faticare tutto il giorno tra mucche e capre. Poi si fa anche il formaggio e si falciano i prati di montagna a mano, capisci? A mano.

– Scrivi di quello

– Ma io non sono mai andato in montagna, non so niente della vita in campagna. Però è vero che ho visto molti documentari

– Ecco.

– Ma vorrei trovare qualche cosa di più, di più, non so come dire. Capisci?

– No

– Oh insomma voglio scrivere

– Ma perché vuoi scrivere?

– E dai, ancora con questa storia. Voglio scrivere punto e basta.

– ma per dire cosa?

– come per dire cosa?

– già. Se uno parla è perché dice qualche cosa. E se uno scrive è la stessa cosa. Tu cosa vuoi dire?

– non credo sia importante. L’importante è scegliere il genere giusto, quello di successo.

– e quale sarebbe?

– vedi? Non mi aiuti per niente. È quello che vorrei sapere da te. Qual è il genere giusto per fare un best seller?

– non ti seguo.

– secondo me il fantastico per esempio non va bene.

– ah.

– sì ho letto che bisogna turbare, introdurre spiazzamenti che non so nemmeno cosa vuol dire.

– vuol dire che…

– magari fantasy, ecco, un po’ di fantasy

–cioè?

– ci metto un po’ di magia, che tanto non costa nulla è già bella e pronta magari uno zombie per fare effetto macabro.

– ma perché vuoi dare un effetto macabro?

– oh, non segui proprio la tv e mi sa che non leggi niente.

– non leggo niente?

– Ma sì, lo zombie introduce tensione, paura, capisci? Tutti vogliono provare paura.

– io no, veramente

– tu non conti.

– ecco

– sì, scriverò qualche cosa che…

 – che?

– voglio scrivere un best seller

– l’hai già detto

– e magari fare delle on line

– hai già detto anche questo

–anzi mi invento persino un genere tutto mio

– ecco

– tipo fantasy intergenerazionale

– e che vuol dire?

– ci sono diverse generazioni, tutto si genera, e da una generazione nasce un’altra generazione, capisci? Naturalmente ogni volta magari si genera una cosa diversa, magari viene fuori una generazione di elfi, o fate, o maghi o streghe o …. Poi ci sono le generazioni recenti e quelle più vecchie ed è subito lotta per il potere. La lotta per il potere va sempre bene. E poi tutte queste generazioni che generano a loro volta entrano in conflitto, il conflitto ci vuole, possono essere generi generati diversi, così ci metto tutto, basta con il singolo genere. Il fantasy intergenerazionale è totale, comprende tutto e tutto diventa fantasy che dicono che in questo momento tiri molto. Ecco ho trovato, farò proprio così.

– ok, ma non ho capito cosa hai da dire.

– ancora con questa storia, veramente sei retrò. Non è importante, capisci?

– Non è importante.

– No, l’importante è trovare se stessi.

– Ecco

– E io voglio trovare me stesso.

– Sicuro?

– Sicuro.

– Forse ti sei già trovato.

– Come mi sono già trovato? Io devo scrivere per trovarmi. Mi stai facendo venire l’ansia. Ho l’ansia. Ecco, ho l’ansia.

– Che ti dicevo? Ti sei già trovato. Scusami ma adesso devo andare a mangiare. Ho preparato un’eccellente pasta incasciata.

– io ho voglia di scrivere e tu mi parli di mangiare, sei meschino. E poi una pasta incasciata, roba del profondo sud, e quello non tira molto. Pronto? Pronto? Ha messo giù. Meschino. Mi ha fatto venire l’ansia apposta, non vuole che diventi famoso. Meschino.

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