Dina Lentini
Dal futuro una storia di resistenza metropolitana
La città delle persone senza nome e La Biblioteca, come uno spazio di resistenza
Nella Grande Biblioteca Virtuale dove non entra mai nessuno, Johnny conduce la sua esistenza solitaria di bibliotecario addetto alla conservazione e alla custodia di un immenso patrimonio culturale. E’ un grande esperto di reti, connessioni, realtà virtuale aumentata, sistemi di sicurezza. Ha accesso a ogni tipo e formato di registrazioni relative a documenti antichi e contemporanei che in teoria dovrebbero essere accessibili a chiunque abbia voglia di fare una ricerca, di migliorare le proprie conoscenze in qualunque campo. Ma nessuno usufruisce del servizio semplicemente perché chi vive all’esterno, nella gigantesca metropoli, è impegnato fino allo stremo nello sforzo lavorativo e nelle tecniche di sopravvivenza.
Johnny, lavoratore qualificato, beneficia di una dimensione appartata che gli offre calma e il tempo per pensare ai suoi sogni. Ma è ben consapevole della durezza che domina la realtà esterna e non è solo. Accanto a lui sono gli esponenti della black network e gli amici più intimi: Climber, l’uomo in grado di scalare a mani nude vette urbane e Annarita, la donna bionica dal passato oscuro e dall’avvenire radioso. Sono tutte persone senza nome, dotate della sola piastrina identificativa, addetti a vario titolo alle opere di cui la città, enorme macchina produttiva, abbisogna. Qualcuno di questi lavoratori, però, come Johnny, un nome se l’è scelto.
La routine del bibliotecario si spezza una notte, quando una donna gli chiede aiuto perché rischia la vita, inseguita da aggressori senza scrupoli. Johnny la accoglie. Non si tratta di una cittadina qualunque: Ling Qi è una solariana, appartiene all’elite che vive oltre la città negli ecovillaggi pacifici che la città stessa è deputata a sostenere con l’imposizione di una ferrea organizzazione produttiva ad altissimo livello tecnologico. Perché una donna di quella classe sociale dovrebbe aggirarsi per le strade della città, di notte, esponendosi a ogni forma di violenza? Chi è davvero Ling Qi, una possibile vittima o essa stessa una potenziale predatrice?
Johnny e i suoi amici organizzano tutte le loro competenze e le loro risorse per sciogliere le contraddizioni e gli enigmi che circondano la figura di Ling Qi e il ruolo da lei svolto nel suo mondo di origine. Ben presto l’indagine sul mistero riguardante una singola persona finirà per accelerare il dissenso che cova nella black network e nella città. Generando una lotta contro il sistema dualistico e l’ideologia che lo sostiene.
Avventuroso e carico di suspence, questo romanzo breve di Nino Martino conferma la passione dell’autore per la fantascienza sociale e per tematiche di grande attualità. Già in altri lavori come “Irene” era stato affrontato l’ampio spettro di problemi legato all’Intelligenza Artificiale e, più in generale, all’uso della tecnologia nelle società post-industriali. In questo romanzo si racconta di come l’evoluzione tecnico-scientifica sia stata svuotata del suo valore conoscitivo per essere asservita a un sistema produttivo atto a soddisfare ogni forma di edonismo di una ristretta classe dominante che ha trasformato in profitto anche il proprio piacere . La vicenda che parte con l’incontro-scontro fra Johnny e Ling Qi si carica subito di riflessione sui problemi etici connessi alle pretese di un libertarismo individualistico e selvaggio. Connessa a questo, come in “Prigionieri dell’effimero”, è la critica dell’autore all’ideologia, non solo come forma di ragionamento chiuso e autoreferenziale, ma come sistema argomentativo che alimenta falsa coscienza: il fluire mediatico costante risulta funzionale al mantenimento della stabilità di un potere elitario e oppressivo deviando le energie di possibili oppositori verso questioni inessenziali o frantumandone le forze in rivendicazioni settoriali. In questo romanzo un gruppo al potere si è fatto portatore di valori di pace e stabilità, di armonia e bellezza, di crescita personale e spiritualità, condannando di fatto allo sfruttamento la maggioranza delle persone, cui è stato tolto persino il nome. La critica alla democrazia formale, vuota di ogni giustizia sostanziale, non potrebbe essere più forte. Come osserva bene Franci Conforti nella sua prefazione al romanzo, la resistenza è l’elemento che funge da cornice alle vicende narrate, sottolineato dal riferimento al nome del partigiano Johnny di Fenoglio. Direi che in questo senso il filo conduttore è segnato dall’immagine potente della Biblioteca: luogo di conservazione della conoscenza e quindi di formazione di tutti i mezzi atti a demistificare la realtà, spazio, appunto, di resistenza .
Un tema caro all’autore è, sul piano dell’indagine umana, il mondo relazionale, fra solitudine e apertura all’altro, all’amicizia, al rapporto d’amore in tutte le sue forme. In questo romanzo due donne si fronteggiano e non potrebbero essere più diverse: una ripropone in modo spregiudicato aggressivi modelli maschili di potere sia nel ruolo economico che in quello relazionale; l’altra segue valori diversi dimostrando che un altro tipo di amicizia e d’amore, cosi come un altro femminismo, sono possibili.
Martino ha scritto un romanzo avvincente. Il lettore è trascinato da una narrazione ricca e varia capace di sostenere il registro ironico/sarcastico come quello riflessivo, il momento del dialogo e la fase dell’azione anche in accelerata. I paesaggi descritti sono magnifici, così come i tanti microcosmi fisici e umani che compongono le strade della città. Ed è proprio nel titolo, Le strade della città, che si ritrova il senso più profondo del romanzo: si è persone insieme agli altri, tra le situazioni e i problemi che riguardano una comunità che viene a trovarsi in un certo territorio in un certo tempo. Questa dimensione dell’appartenenza a un mondo vivo di relazioni sul terreno, nella realtà, spiega la scelta finale di una rinuncia e di una crescita: la rinuncia a un sogno individualistico a favore di un impegno più grande. Tra le strade della città, appunto.
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